Le favole sono state inventate in tempi antichissimi (dagli Egizi e dagli Assiro-Babilonesi), non solo per intrattenere e far addormentare i bambini, ma anche per educarli emotivamente e psicologicamente e, quindi, sono da sempre utilizzate per far crescere e sviluppare il bambino oltre il piano fisico.
A cosa servono le favole?
Abbiamo detto che le favole non servono solo ad intrattenere i bambini, ma sono un vero e proprio mezzo per insegnargli i valori, la differenza tra bene e male, farli maturare emotivamente, stimolare la loro fantasia, creatività e curiosità.
Infatti, le favole hanno un ruolo psicopedagogico molto importante che si affianca alla crescita e lo sviluppo fisico del bambino. Costituiscono il primo modello educativo che i genitori possono utilizzare.
Spesso, i protagonisti delle favole sono degli animali, con personaggi che affascinano i bambini e che sono molto distinguibili l’uno dall’altro, ogni animale ha un ruolo fisso e facilmente riconoscibile anche in favole diverse.
Tramite gli animali e le loro caratteristiche il bambino imparerà vizi e virtù dell’uomo e potrà identificarsi facilmente nell’una o nell’altra situazione.
Qualche esempio classico di tratti distintivi in associazione con gli animali sono la furbizia della volpe, il coraggio del leone, l’ingenuità e la timidezza dell’agnello, la lentezza e la saggezza della tartaruga, la prepotenza del lupo e tanti altri.
I personaggi sono sempre in contrapposizione tra di loro, il forte e il debole, il buono e il cattivo e così via in modo da insegnare ai bambini a distinguere in modo netto le cose e, implicitamente, analizzare se stesso e le proprie azioni.
La favola ha una struttura breve, composta da frasi semplici, soprattutto dialoghi e monologhi in modo da poter essere appresa con facilità dai bambini ed è soprattutto la morale a costituire l’insegnamento più prezioso, essa può essere esplicita quando è dichiarata direttamente dall’autore oppure implicita in modo da stimolare il ragionamento nei bambini.
Oltre alla morale e alla distinzione delle cose buone da quelle cattive, il ruolo della favola è anche quello di aiutare il bambino a capire che c’è sempre una soluzione ad ogni problema, ciò lo porta a combattere le proprie ansie, paure e gli incubi notturni.
Il bambino, attraverso le favole, inizia a capire come approcciarsi alla vita e affrontare le varie situazioni che gli si presentano.
Il protagonista della favola è l’eroe che affronta mille difficoltà, queste sono immagini implicite che mettono in comunicazione i più piccoli con il proprio “io” interiore e le proprie paure per trovare, infine, un modo di affrontarle.
Anche se sembrano molto piccoli, i bambini si fanno mille domande sull’esistenza e non capiscono perché sono al mondo, le favole sono un mondo fantastico (eppure tanto vicino alla realtà) dove possono immedesimarsi e trovare le risposte ai loro interrogativi confrontandosi e riconoscendosi con i personaggi della storia.
Come raccontare in modo efficace le favole
Non esiste un momento o un luogo adatto esclusivamente alle favole, ma è importante saperle raccontare, il lettore deve leggere in modo da far immergere il bambino nella storia e catturare completamente la sua attenzione, per questo motivo le favole sono illustrate ed è importante mostrare le immagini al bambino.
Per questo motivo non bisogna modificare le fiabe inserendo persone reali, rispettare i personaggi fittizi e fantastici della favola è un modo per non intimorire il bambino.
Inoltre, non bisogna censurare le favole per paura di traumatizzare i più piccoli, poiché le favole sono pensate proprio per loro e non per trasmettere paura.
Infine, importantissimo, è rispondere a tutte le domande dei bambini sia in fase di lettura che dopo e, inoltre, rileggere insieme a loro quando viene richiesto.
Non bisogna stupirsi del fatto che vogliano sempre che gli venga raccontata la stessa favola (soprattutto dopo i tre anni) addirittura con le stesse parole, poiché per loro è una sicurezza e li aiuta a migliorare l’autostima e la consapevolezza del mondo che li circonda.
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