Chi potrebbe mai pensare che dietro un uomo con un’ intelligenza sopra la media, cortese, elegante nei modi e nell’aspetto, affascinante e gentile possa nascondersi un mostro spietato capace di azioni atroci e agghiaccianti?
Non è inquietante sapere che la persona più insospettabile possa essere un assassino seriale?
Questo è il caso di Ted Bundy, lo spietato serial killer che ha ucciso brutalmente almeno 36 donne in 4 anni negli anni 70. Si ritiene addirittura che il numero delle sue vittime possa essere maggiore.
La sua doppia indole, gentile e brillante da un lato, sanguinario e perverso dall’altro, ha inorridito e allo stesso tempo incuriosito e affascinato gli Stati Uniti ispirando a documentari e film.
Caratteristiche delle vittime e metodo di adescaggio
Le vittime di Ted Bundy avevano tutte delle somiglianze: dal fisico esile, bianche di carnagione, single, capelli lunghi, scuri e con la riga in mezzo, e quasi tutte erano studentesse universitarie.
Queste erano caratteristiche appartenenti ad una ragazza di cui si era innamorato da giovane e lo aveva respinto, per tale ragione alcuni sostengono che fosse una sorta di “punizione simbolica”.
Per Bandy non era difficile attirare le sue vittime: viene ricordato come un uomo affascinante e otteneva facilmente la fiducia degli altri.
Per avvicinarle si fingeva un ragazzo in difficoltà (fingeva di avere un braccio o una gamba ingessata) oppure recitava la parte del poliziotto. Chiedeva alle ragazze di aiutarlo con la scusa di dover caricare qualcosa in macchina.
Li sarebbero state in trappola, infatti si accorgevano troppo tardi che lo sportello dalla loro parte non aveva né la maniglia nè la manovella per abbassare il finestrino.
A questo punto le stordiva per condurle in un posto isolato dove poteva compiere il suo macabro rituale.
Venivano aggredite brutalmente, violentate nei modi peggiori e uccise. Alcune venivano anche decapitate, con altre ritornava nella scena del delitto dopo giorni per avere rapporti sessuali con i loro cadaveri.
I detective che hanno investigato su di lui, hanno sempre pensato che Ted abbia cominciato ad uccidere già all’età di quattordici anni, intorno al 1960. Ritengono che la sua prima vittima potrebbe essere stata una bambina di 8 anni, ma lui ha sempre negato di esserne il responsabile.
Prima che fosse giustiziato alla sedia elettrica, Bundy, dopo aver negato per tutto il processo i suoi crimini, confessò una trentina di omicidi anche se gli investigatori, facendo lunghe e dettagliate indagini hanno supposto che le sue vittime possano essere state un centinaio. Molti dei corpi non sono mai stati ritrovati.
Si sa per certo che Ted ha ucciso in almeno 7 stati negli USA. E quando un killer seriale come lui si sposta da uno stato all’altro, diventa più difficile collegare le vittime allo stesso assassino.
Un mostro che nessuno avrebbe mai immaginato
Come vivresti sapendo che la persona che ti piace, che ammiri, con cui vivi o con cui lavori, potrebbe un giorno rivelarsi il più diabolico immaginabile?
Chiunque conosceva Bundy lo definiva come un buon amico e una bella persona, come un fidanzato premuroso e attento (questa è la descrizione delle fidanzate che ebbe), ha persino fatto il centralinista in un call center che combatte i suicidi.
Nessuno avrebbe mai immaginato che avesse una doppia vita e che la seconda fosse quella di un mostro, un mostro privo di sensibilità e capace di atrocità disumane.
In seguito quando si scoprì la verità, Anne Rule, una sua amica e confidente che era totalmente ignara del vero volto di Ted, lo descrisse nel suo libro intitolato “Un estraneo al mio fianco” come un “sadico sociopatico che traeva piacere nel dolore altrui e dal senso di potere che provava verso le sue vittime, sia quando stavano per morire che dopo”. Anne Rule lavorava nello stesso ufficio con Ted e nonostante la sua esperienza su criminali come lui, da ex poliziotta, studiosa di psicologia e autrice di 5 libri sui peggiori criminali, non ebbe mai sospetti. Lei stessa dice: “La personalità antisociale sembra sempre sincera, la facciata è assolutamente perfetta. Credevo di sapere dove guardare, ma quando lavoravo con Ted non ho notato nemmeno un segnale che lo tradisse in qualche modo”.
Polly Nelson, uno degli avvocati che aveva il compito di difenderlo in tribunale, lo descrisse come “la precisa definizione del male”.
Bundy stesso si è definito “il più insensibile figlio di puttana che tu abbia mai visto”.
LA VITA DI TED BUNDY
Ripercorrere le tappe più importanti della vita di questo inquietante ed affascinante personaggio, ci permetterà di comprenderlo meglio, scavando in quelle che sono state le sue emozioni e pensieri.
Un’infanzia difficile per Ted
L’infanzia di Bundy è caratterizzata da grandi menzogne e scene violente.
Il suo nome di nascita è Theodore Robert Cowell, egli nasce il 24 novembre del 1946 dalla ventunenne Elanor Louse Cowell in un istituto per madri non sposate.
Inizialmente Elanor per evitare lo scandalo di un figlio nato fuori dal matrimonio, decise di farlo adottare e lo abbandona. Se ne pente ben presto e va a riprenderselo. Tuttavia non lo cresce come figura di madre, ma fa credere a tutti che sia figlio dei suoi genitori e che lei sia la sorella. Così Ted per molti anni della sua vita crede che i suoi nonni siano i suoi genitori e che sua madre sia la sorella.
A quanto dicono i parenti, l’ambiente all’interno della casa Cowell non era per niente stabile.
Il padre di Eleanor,Samuel Cowell, abusava fisicamente sia della moglie che dei figli ( si pensa che Ted sia nato per tale ragione) e torturava brutalmente il cane di famiglia. Soffriva di allucinazioni e parlava spesso o addirittura discuteva animatamente con persone che non c’erano.
Per questi e altri eventi insostenibili e per nulla sani, Eleonor decide di andarsene portando con se il figlio Ted. Si trasferisce a Tacoma da alcuni cugini dove nel 1951 conosce e sposa Johnny Bundy che lavora come cuoco in ospedale. Egli adotta Ted dandogli il suo cognome che da Cowell diventa Bundy.
Successivamente Ted disse che Jonny cercò in tutti modi di farlo sentire parte integrante della famiglia, ma lui lo rifiutava poiché lo consifìderava poco brillante.
Ted è un bambino tranquillo e molto educato, tuttavia ha un’ estrema introversione e si isola sia dagli amici che dalla famiglia. A ciò non gli viene data molta importanza e viene considerato come una caratteristica della sua timidezza.
LA TRASFORMAZIONE E I PRIMI SEGNI DI SQUILIBRIO
Il carattere introverso di Ted comincia a cambiare durante l’adolescenza: inizia a partecipare alle risse e commette vari furti, quali furto con scasso e furto d’auto.
Dopo il liceo entra all’università con ottimi voti, ma ben presto si trasferisce nell’Università di Washington per sfuggire al suo complesso di inferiorità.
Qui nel 1967 incontra la ragazza di cui si innamora perdutamente: bella, ricca e di buona famiglia. La ragazza però dopo un periodo di frequentazione decide di lasciarlo non ritenendolo di buon partito. Ted rimane segnato da questa rottura al punto che per anni rimane ossessionato da lei.
Sempre in questo periodo scopre la verità sulla sua famiglia e che quella che pensava sua sorella, è invece sua madre. Ciò provoca in Ted un forte trauma che per molti potrebbe essere stata la molla finale che lo ha spinto ad uccidere.
Qui il carattere di Ted subisce una trasformazione: dal ragazzo timido e introverso, diventa molto espansivo e sicuro di se.
Nel 1969 inizia una relazione con Elizabhet Kendall, una donna divorziata e con una figlia piccola. Ted mostra dedizione e mille attenzioni per la giovane donna che si innamora perdutamente di lui.
Nel 1972 Bundy si laurea in psicologia.
L’arresto e la condanna a morte
Oltre per i suoi agghiaccianti crimini e a sua doppia identità, Ted Bundy viene ricordato per le sue due fughe dopo l’arresto e per la sue capacità persuasive nel difendersi in tribunale (scelse si essere avvocato di se stesso), infatti nonostante le prove schiaccianti riuscì a rimandare per tre volte la pena capitale.
Ciò che rese particolare il processo,oltre la scelta e la capacità di Bundy a difendersi da solo, fu il matrimonio con Carole Ann Bone, un’amica follemente innamorata di lui che testimoniò a suo favore. Bundy sapeva che una proposta di matrimonio davanti a un giudice era da ritenersi valida, così chiese ad Ann di sposarlo durante il processo e lei accettò. Durante la detenzione riuscì ad avere rapporti con lei che rimase incinta.
Alla fine quando venne letta la sentenza di condanna, il giudice Edward Cowart, che nonostante fosse inorridito per i suoi crimini, rimase colpito dalle sue capacità brillanti e gli si rivolse con queste parole: “Si prenda cura di se stesso, figliolo. Glielo dico sul serio, si prenda cura di se stesso. È una tragedia per questa corte vedere un tale totale spreco di umanità come quello che ho visto in questo tribunale. Lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Avrei voluto vederla in azione, ma lei si è presentato dalla parte sbagliata. Si prenda cura di lei. Non ho nessun malanimo contro di lei. Voglio solo che lo sappia. Si prenda cura di se stesso“.
Fu giustiziato alla sedia elettrica il 24 gennaio del 1989. Il suo corpo fu cremato e le ceneri furono disperse sulle Taylor Mountains.
LA MANIPOLAZIONE DOPO LA MORTE
Dopo la morte di Ted Bundy, Anne Rule scrisse che decine di donne sono cadute in depressione e addirittura ad alcune è venuto l’esaurimento nervoso. Tutte donne con cui Bundy aveva avuto una corrispondenza dal carcere e che erano convinte ognuna di essere l’unica per lui. Insomma Ted manipolava le donne anche da morto.
PROFILO PSICOLOGICO DI TED BANDY
Ciò che ha affascinato particolarmente la figura di Ted Bundy è la sua capacita di condurre tranquillamente una doppia vita come se ci fossero due persone completamente diverse.
E’ riuscito ad avere una relazione duratura, ha frequentato college, ha costruito una carriera politica e tutto ciò mentre segretamente eseguiva crimini orrendi.
Ma cosa c’era nella mente di Ted Bundy quando stuprava e picchiava a morte le sue vittime? Perché i serial killer sono soliti “ritualizzare” i propri omicidi? Perché le stesse modalità?
Come abbiamo visto Bundy aveva un metodo di attirare le vittime molto simile in tutti i casi, le sceglieva con delle particolari somiglianze e compiva nei loro confronti azioni disumane quasi come un rituale: le stuprava ripetutamente anche con oggetti sia da ferite gravemente che da morte.
La sua diagnosi è quella dello psicopatico sessuale, dove la componente principale è il sesso e il sadismo nel compierlo.
In questa patologia dove c’è una forte impronta narcisistica, il sesso viene usato come strumento di potere e punizione nei confronti dell’altro, le pulsazioni più forti vengono sfogate con lo scopo di ridurre l’altro ad un oggetto.
Gi esperti hanno individuato in lui i seguenti disturbi mentali:
–PSICOPATIA : Una delle caratteristiche principali degli psicopatici è quella di essere dei professionisti nella seduzione e lo scopo non è mai buono. Hanno un’assenza completa di empatia per cui quando agiscono non provano nessun rimorso, nessuna vergogna e vi è una freddezza tale dentro di loro che non provano mai nervosismo.
La componente emotiva nell’essere umano è importante perché porta a inibire e moderare l’aggressività. Delle ricerche hanno riscontrato che nei soggetti psicopatici la mancanza di empatia è caratterizzata dall’incapacità di provare qualcosa di fronte alle espressioni facciali tristi e impaurite.
Inganno, manipolazione, sfruttamento, dominio, mancanza di affetto e distacco emotivo sono tutte caratteristiche di Ted Bundy.
–DISTURBO ANTISOCIALE: Chi ne soffre disprezza le regole e le leggi del mondo che lo circonda. Ha un comportamento impulsivo ed è incapace di assumersi responsabilità, prova indifferenza dei sentimenti altrui e non prova rimorso o sensi di colpa.
Tutti gli psicopatici hanno questo disturbo ma non tutti gli antisociali sono psicopatici.
–DIPENDENZA: Bundy dichiarò di essere dipendente dalla pornografia e che ciò lo ispirava per i suoi omicidi. Ad ogni modo gli esperti ritengono l’argomento “uso compulsivo del porno” complicato, e su cui non sono in grado di dare un parere certo.
La domanda che sorge adesso è….
Come può una persona trasformarsi in un tale mostro?
Secondo alcuni esperti, delle forti fratture causate da traumi violenti, possono generare nella persona un meccanismo di difesa per cui si cerca qualunque modo per distaccarsi dal dolore.
Per fare ciò si crea un mondo nella mente con degli scenari di auto-conforto. Scenari che spesso nelle persone che hanno accumulato rabbia e dolore , sono impulsi e desideri inacettabili.
Tali fantasie, rispetto alla vita normale, possono diventare più attraenti fino a trasformarsi in una dipendenza insaziabile e a poco a poco quelle fantasie si fondono con la realtà.
In sostanza per Bundy ciò che per lui da bambino era inaccettabile, man mano è diventato accattabile fin quando si è trasformato in desiderabile.
Ma sarà realmente cosi?
CONSIDERAZIONI
Probabilmente per proteggersi dal dolore, la persona sofferente crea un distacco dalle emozioni fino al punto da non provare più nulla: nessun sentimento, nessuna emozione… nulla di nulla, solo il vuoto. Ciò lo spinge a cercare qualcosa che lo faccia sentire vivo …
Mi è rimasta impressa la frase di un killer seriale di un film, che quando gli venne chiesto dalla donna che stava frequentando il perché dei suoi orribili crimini, egli rispose con una tale calma, senza scomporsi minimamente e provando quasi un senso di piacere: “pensavo che con te avrei provato qualcosa, ma l’unica volta che provo qualcosa è quando le sento soffocare nel loro sangue”.
Capisco che per chi non vive nel loro dolore e nella loro mente giorno dopo giorno, è difficile comprenderlo, ma sicuramente da bambini non era ciò che sarebbero voluto diventare (il che non è per nulla da giustificare, ma semplicemente avvicinarsi al loro pensiero).
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