Dietro ogni favola si nasconde un fondo di verità e anche il mito di un’anziana strega che cucina gli esseri umani nel suo calderone, può trasformarsi in realtà.

Questa è una storia a dir poco inquietante, sembrerebbe il racconto di un film horror, ma è la “favola agghiacciante” di una donna realmente vissuta e considerata una delle più spietate serial killer della storia italiana: Leonarda Cianciulli conosciuta come “la saponificatrice di Correggio” per aver ucciso 3 donne e averle sciolte nella soda caustica, proprio come avviene nel processo di produzione del sapone.

LA VITA DI LEONARDA CIANCIULLI

La vita di questa raccapricciante donna ci è nota in quanto lei stessa, dopo essere stata scoperta e rinchiusa nel manicomio criminale di Averso, si mise a scrivere la sua storia compresi gli omicidi. Buttò giù 700 pagine che intitolò  “Confessioni di un’anima amareggiata”.

Sull’autenticità della sua raccolta di memorie vi sono diversi dubbi. Molti sostengono che in realtà sia stato scritto dagli avvocati che la difesero al processo, con l’intento di alleggerire la posizione della donna e che lei difficilmente sarebbe stata in grado di scrivere un memoriale così esteso, considerando che aveva studiato solo fino alla terza elementare.

Leonarda Cianciulli nasce a Montella in Campania il 14 aprile del 1894.

Ultima di sei figli, racconta di un’infanzia infelice e segnata dal fatto che i genitori non la volevano. Lei stessa dice di aver provato a togliersi la vita:

Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l’altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l’intenzione di morire e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla”.

Quello che sappiamo con certezza è che i tentativi di suicidio avvennero realmente quando fu condotta nelle carceri giudiziarie di Reggio Emilia nel 1941.

LA MALEDIZIONE ALLE SUE NOZZE

Nonostante la sua famiglia le avesse scelto un marito, Leonarda Cianciulli, disobbedì contrastando il loro volere e all’età di 23 anni sposò un altro uomo, Raffaele Pensardi.

La Cianciulli nel memoriale racconta che ciò non fu digerito dalla madre, la quale in punta di morte la maledisse augurandogli una vita piena di sofferenze. Per giunta, qualche anno prima una zingara le aveva fatto una profezia orribile che diceva:

“Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi”

Sempre secondo il memoriale, la predizione era reale: ebbe 13 gravidanze finite male, di cui 3 furono aborti spontanei e gli altri 10 neonati morirono nella culla.

A questo punto la Cianciulli racconta di aver chiesto l’intervento di una strega locale che potesse placare la maledizione e grazie a ciò finalmente riuscì a portare a termine 4 gravidanze.

Da quel momento in poi per la donna, i suoi figli diventarono un bene da proteggere ad ogni costo. Le precedenti perdite crearono in lei un atteggiamento sempre più ossessivo nei loro confronti e cercava di assicurarsi sempre, confrontandosi con altre cartomanti, sulle sorti dei suoi figli. Ecco cosa si legge nelle sue memorie:

«Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l’altra dalla terra nera… per questo ho studiato magia, ho letto i libri che parlano di chiromanzia, astronomia, scongiuri, fatture, spiritismo: volevo apprendere tutto sui sortilegi per riuscire a neutralizzarli

IL TRASFERIMENTO A CORREGGIO

Nel 1930  a causa del terremoto di Valture perse la propria casa e la Cianciulli insieme al marito furono costretti a trasferirsi a Correggio.

Qui la donna, per risollevare la situazione economica della famiglia, avviò un commercio di abiti e mobili e si dedicò anche all’attività di cartomante e veggente per le donne del paese.

A Correggio Leonarda era ben voluta e stimata da tutti, invitava spesso a casa sua molte persone che intratteneva con aneddoti e offriva loro dolci preparati con le sue mani. Fra gli ospiti riceveva spesso 3 donne, quelle che saranno le sue vittime.

COSA FA SCATTARE LA SUA FOLLIA OMICIDA?

Nel 1939 scoppia la seconda guerra mondiale, il marito l’abbandona e i suoi figli maschi, uno era militare di leva e l’altro rischiava di essere chiamato al fronte. Il pensiero di poterli perdere la fece impazzire.

Inoltre nelle memorie dice che in sogno le era apparsa sua madre con aria minacciosa. Questo per la Cianciulli poteva essere solo un segnale, quello che i suoi figli erano in pericolo.

Disperata cercò una soluzione che trovò ben presto: compiere sacrifici umani per placare il demone della madre.

Ai giudici che successivamente la interrogheranno in aula, dirà che sarebbe stata la madre stessa a suggerirle lo scambio.

I mostruosi omicidi e le vittime

Grazie al suo lavoro la Cianciulli conosceva molta gente nel paese e sapeva perfettamente cosa ognuno di loro desiderasse fortemente, ciò le diede la possibilità di architettare delle trappole perfette.

Le sue tre vittime infatti furono 3 donne sole che erano insoddisfatte della monotonia e il loro desiderio era quello di rifarsi una vita altrove.

La prima ad essere attirata nella sua rete fu Faustina Setti, sua vicina di casa che le aveva chiesto aiuto perché desiderava trovare marito. Così Leonarda la convocò per riferirle di averlo trovato, che il suo futuro marito si trovava in un luogo distante e che pertanto si sarebbe dovuta mettere in viaggio. Le disse pure che non doveva parlarne con nessuno altrimenti il rituale sarebbe fallito. Il piano era perfetto: le fece scrivere delle lettere che la Cianciulli stessa avrebbe  spedito più tardi per rassicurare i suoi familiari e le fece firmare una delega per gestire i suoi beni.

Il viaggio non cominciò mai, Leonarda infatti uccise la donna a colpi di ascia, poi sezionò il suo corpo in nove parti e raccolse il sangue in un catino. Questo è ciò che si legge nel suo memoriale:

«Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno, lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io.»

Una volta terminate le scorte di dolci e sapone in casa, Leonarda temendo che il rituale di protezione potesse finire, ritenne necessario trovare un’altra vita da sacrificare , in modo da poter fabbricare nuovi dolci e saponi.

Così scelse Francesca Soavi che si era rivolta a lei per ottenere un nuovo lavoro. Leonarda l’attirò con la scusa di averle trovato un impiego a Piacenza e che si sarebbe dovuta mettere in viaggio senza però dire niente a nessuno. L’assassinio fu identico al primo.

Venne il turno di Virginia Cacioppo che chiese aiuto a Leonarda perchè desiderava diventare cantante. Cadde nella rete come le altre finendo nel pentolone della Cianciulli, la quale più tardi scrisse nel memoriale:

«Finì nel pentolone, come le altre due (…); ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce

L’ARRESTO E IL PROCESSO

Ben presto la famiglia della terza vittima cominciò a preoccuparsi e si rivolse alla polizia. La cognata di Virginia riferì di averla vista per l’ultima volta entrare nella casa della Cianciulli. Così la polizia apri le indagini recandosi a casa di Leonarda, la quale confessò senza alcuna resistenza gli omicidi.

Ad ogni modo viste le condizioni fisiche della donna, non le credettero, era impensabile che avesse fatto tutto da sola.

Così andarono alla ricerca di un complice e i sospetti caddero sul figlio Giuseppe, il quale nel processo del 1946 dichiarò che la madre gli aveva chiesto di spedire delle lettere, che l’aveva fatto ma non conosceva i motivi.

Leonarda, per difendere il figlio, insistette di poter dimostrare che era l’unica artefice di quelle morti. Vi fu lo stupore dei magistrati quando videro la donna dissezionare un cadavere di vagabondo in soli 12 minuti e procedere con la saponificazione.

La Cianciulli  il 20 luglio del 194 venne ritenuta colpevole di 3 omicidi, di aver derubato le proprietà delle vittime e di aver oltraggiato i cadaveri. Fu condannata a 30 anni di carcere e altri 3 nel manicomio giudiziario di Pozzuoli da cui non ne uscirà più, in quanto morì nel 1970 per emorragia cerebrale.

Gli strumenti che la donna utilizzò per compiere i tre omicidi sono conservati nel Museo criminologico di Roma.

PSICOLOGIA DI LEONARDA

In base a degli studi approfonditi effettuati da esperti psichiatri, si è costruito il profilo psicologico della serial killer italiana.

Leonarda aveva un carattere da leader e aveva un fascino che le permetteva di manipolare chiunque.

La mancanza di amore materno, svilupparono nella donna un narcisismo patologico  che la portò a desiderare le attenzioni da parte degli altri. La megalomania e il desiderio di sentirsi superiori agli altri non le impediranno di mostrarsi al pubblico anche dopo il suo processo. Era sempre impeccabile sia nell’abbigliamento che nel modo di porsi. Insomma … non lasciava mai nulla al caso.

Altri disturbi diagnosticati sono una personalità sadica, paranoide e schizoide.

«Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre.»

 -Leonarda Cianciulli-

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2 commenti su “La saponificatrice di Correggio: l’inquietante storia vera della serial killer italiana”

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