La società è in continuo cambiamento e con essa anche i valori e le priorità che la abitano.

Da sempre l’essere umano si è sentito il centro dell’universo, l’essere speciale rispetto a tutte le altre forme di vita.

Sembra essere una caratteristica insita in noi che ci accompagna sin dalla notte dei tempi, quel desiderio di sentirci unici e che tutto ruoti intorno a noi.

Nell’epoca moderna questo fattore sembra essersi accentuato e non poco, sembriamo essere sempre più disinteressati al mondo esterno e sempre più concentrati sull’unica cosa che pensiamo che conti veramente, noi stessi e come appariamo agli altri.

Si sente tanto parlare di narcisismo, ma non è che infondo lo siamo un po’ tutti?

Una vita sotto i riflettori

Diciamoci la verità ci piace essere guardati, specialmente quando ci sentiamo belli e in forma e ci piace che ci ammirino, desiderino e parlino bene di noi.

Spesso le uscite diventano delle vere e proprie passerelle nel quale sfoggiare i nuovi acquisti alla moda, anche per questo tendiamo a scegliere luoghi affollati anche a discapito della qualità della serata.

E chi allora ama stare in luoghi più calmi ed appartati allora non ha dei tratti “narcisistici”? beh non è detto, magari si tratta più che altro di una persona timida e introversa la quale si trova più a suo agio a ricercare l’approvazione da dietro al suo PC aggiornando di continuo la foto profilo dove “è venuta bene”.

Se il cielo fosse il nostro luogo vitale, vorremmo essere le stelle che più brillano e oscurano le altre, l’idea di essere spente da una luce più forte magari non è quello che desideriamo.

Le nuove vetrine che alzano gli standard e ci causano ansia: i Social

Spesso al giorno d’oggi si tende a dare tutte le colpe di questo sfrenato egocentrismo alla nascita dei social network, ma se ci pensiamo essi sono soltanto un mezzo, siamo noi a decidere come utilizzarlo.

Se la maggior parte di noi impiega molto più tempo ed energie a scattarsi foto in pose ammiccanti, in luoghi invidiabili e mangiando in ristoranti stellati, invece che condividere qualcosa di diverso che non riguardi soltanto noi stessi e il nostro mondo.. beh incolpare il mezzo sembra eccessivo.

È pur vero che, nonostante questa premessa, i social sono pensati e costruiti per stimolare in noi questa parte desiderosa di attenzioni e complimenti.

È stato scientificamente dimostrato come ricevere “like” rilasci nel nostro corpo una vera e propria scarica di dopamina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo di primaria importanza nelle dipendenze!

Per questo una volta postata la nostra foto (spesso dopo svariate prove in posa e altrettante modifiche) ci crea una sorta di “ansia da like”.

Vogliamo piacere e in fretta, sempre di più! E se questo non avviene ci crea una sensazione di frustrazione e delusione, portandoci a chiederci “come mai non sono piaciuto?” dando flusso a vari pensieri che minano la nostra autostima.

I social e il mondo di internet in generale sembrano essere diventate l’habitat naturale sia per i narcisisti che per gli aspiranti tali, una vetrina potenzialmente universale in cui metterci in posa alla ricerca di approvazioni.

Voglio andare al mare per farmi il bagno  per farmi guardare

Sembrerebbe controintuitivo affermare che non guardiamo il prossimo, infondo basta farsi un giro in spiaggia per accorgerci quanto le persone siano attente nel notare i difetti di qualcuna o l’abbinamento senza gusto del pareo indossato dalla vicina d’ombrellone.

Eppure qui non si parla di avere un vero sguardo verso gli altri, di vederli e percepirli nella loro essenza, gli altri diventano sempre di più uno specchio in cui riflettere la nostra immagine, un paragone dal quale vogliamo sempre uscire vincenti e quando non ci riusciamo o l’ignoriamo oppure lo screditiamo.

Un tempo si andava al mare principalmente per prendere il sole e farsi un bagno dopo un anno di stress e fatiche, adesso è diventato uno dei tanti luoghi dove fare passerella, sfoggiare il nostro outfit provocante e il nostro fisico scolpito e dire al mondo “guardatemi” “invidiatemi”.

La maggior parte delle donne (e anche qualche uomo) non riescono quasi più ad andare al mare senza truccarsi, potrà ormai sembrare “normale” ma vi assicuro che i pesci non sono abituati a mangiare kg di fondotinta..

Nessun giudizio a riguardo, soltanto una riflessione di come in poco tempo siano cambiate le nostre abitudini e necessità, basta guardare una foto al mare di nostra madre da giovane per notare che la spiaggia non fosse una succursale della Kiko.

Magari il paragone continuo con standard sempre “più alti” ed esigenti, forse siamo più insicuri e con meno autostima, fatto sta che siamo un po’ tutti dei piccoli “narcisi”.

Non mi guardi? Adesso salgo più in alto

Ma quando pubblicare l’addome scolpito e un sorriso smagliante non bastano più per attirare a se l’attenzione? Quando gli standard per essere ammirati continuano a salire che si fa?

È quello che è successo negli ultimi anni sui social e non solo, 10 anni fa bastava una foto sgranata a mezzo busto per avere molti like e commenti, poi si è iniziato a mostrare una scollatura sempre più evidente fino ad arrivare alle foto delle chiappe al vento con sotto frasi poetiche, siam certi che non finirà qui.

Questo non è per essere arretrati o bigotti, non vi è nulla di male nel corpo ne di un uomo che di una donna e mostrarli è un diritto sacrosanto, specialmente se si impiega molto tempo a costruirli con sacrificio e dedizione, ma qual è il punto allora?

Sta nello strumentalizzare il nostro corpo e modificare i nostri stessi standard per dare al pubblico sempre più affamato ciò che vuole e riceverne in cambio quella scarica di dopamina data dall’ essere al centro dell’attenzione.

Così facendo usiamo e sessualizziamo il nostro corpo e il nostro stesso essere riducendolo ad un oggetto da mettere in mostra per appagare la nostra fame narcisistica.

Ma fin quando strumentalizziamo il nostro di corpo e non facciamo del male a nessuno, siamo ovviamente liberi di farlo, al massimo questo articolo ci potrà far riflettere sul perché sentiamo questo forte “bisogno”.

Quando si va “troppo in alto”

Il problema serio nasce quando pur di stare al centro dell’attenzione ci spingiamo ben oltre, rischiando la nostra stessa vita o rimanendo indifferenti a quella degli altri.

Sono infatti in crescita i casi in cui persone muoiono per fotografarsi in imprese pericolose, ci si tuffa da scogliere altissime, si fanno video e foto in bilico sui cornicioni di palazzi e grattacieli, distesi nelle rotaie aspettando il treno ecc.

Vi portiamo qua alcuni dei casi in cui il desiderio di trovare uno “scatto perfetto” ha superato quello di vivere.

Madalyn Davis: caduta da una scogliera di oltre 30 metri per fotografarsi con alle spalle il mare e l’alba.

Sylwia Rajchel: caduta nel vuoto mentre si scattava un selfie sul ponte.

Abhilash: voleva fare un video “divertente” in cui fingeva di strangolarsi, ci è riuscito.

Oscar Otero Aguilar: aveva deciso di scattarsi una foto mentre si puntava la pistola in testa, la pistola era carica e Oscar non è più tra noi.

Courtney Sanford: mentre guidava si faceva foto e le caricava su facebook, lo scontro con il camion gli è stato fatale.

Karen Hernández: la giovane 13 enne voleva scattarsi una foto sulla riva di un fiume e della sua corrente, l’ultimo selfie prima di annegare.

Di storie come queste, purtroppo, ne abbiamo trovate tantissime, ma penso bastino per farci avere un idea più chiara del fenomeno.

Ma allora siamo un po’ tutti dei narcisisti?

La risposta è “Ni” per diverse ragioni.

Intanto è doveroso dire che con “tutti” si generalizza per far comprendere quanto sia diffuso e in crescita questo nostro lato, allo stesso tempo vi sono diverse persone decisamente più distaccate da questo argomento e che non rientrano negli standard minimi, il “noi” viene utilizzato per ragionare come collettivo senza puntare il dito contro nessuno.

Inoltre bisogna comprendere che al giorno d’oggi si abusa del termine narcisismo, creandone un etichetta da affibbiare a tutti coloro che desiderano qualche “attenzione in più”, ovviamente il narcisismo non è questo ma è una condizione ben più grave e complessa che fortunatamente non riguarda la maggior parte di noi.

Il motivo per cui possiamo trovare un piccolo “si” a questa domanda, risiede nel fatto che nei comportamenti e pensieri fin ora descritti, risiede la nostra parte narcisistica bisognosa di attenzioni, dalla fragile autostima e desiderosa di gridare al mondo “guardami, amami, io esisto”.

Infondo per stare bene con noi stessi e sentirci amati, andare alla disperata ricerca dell’approvazione altrui non ci renderà più felici e soddisfatti, il nostro benessere deriva da come stiamo con noi stessi e non da come gli altri ci guardano.

1 commento su “Siamo tutti un po’ narcisisti? Il desiderio di essere sotto i riflettori”

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