Poche settimane dopo l’inizio della quarantena, è diventata virale la notizia che in Cina si è registrato un aumento dei divorzi.

Anche in Italia, la convivenza forzata, ha portato molte coppie a questo irrevocabile punto di rottura, e i numeri non sono bassi. 

Dal momento che le aule di tribunale erano chiuse, durante il lockdown il Consiglio Nazionale Forense (CNF), ha voluto facilitare i procedimenti consensuali permettendo il deposito telematico dei ricorsi e svolgendo udienze online.

IL DIVORZIO HA UNA ETÀ

Secondo l’ISTAT, sia gli uomini che le donne, tendono a separarsi tra i 45 e 49 anni di età (in Italia si contano oltre i 18 mila divorzi durante quegli anni).

Nonostante non si abbiano ancora dati certi, il Covid-19 sembra aver avuto effetto su molte famiglie, tanto da far registrare agli avvocati una crescita esponenziale di scartoffie burocratiche da dover gestire.

Dopotutto, già l’anno scorso si prevedeva un aumento delle separazioni, a livello mondiale, del +78,5% entro il 2030

Tornando in Italia, e tenendo in considerazione le età citate precedentemente, è molto probabile che gli ormai ex coniugi abbiano avuto dei figli. Di conseguenza, anche questi ultimi avranno dovuto far fronte a questa fase molto delicata. 

UNA NUOVA FAMIGLIA, quella allargata

Ringraziamenti: krissikunterbunt – Fotolia

In questi anni è stata documentata una progressiva crescita di matrimoni in cui almeno uno sposo ha avuto esperienza di vita coniugale: se nel 2008 il 13,8% dei matrimoni riguardava almeno uno sposo alle seconde nozze, nel 2018 la percentuale è aumentata del +6,10%.

A questi dati si aggiungono ovviamente le libere unioni, ovvero quei fidanzamenti resi “ufficiali” dalla semplice convivenza. Sembrano infatti “andare di moda” ai giorni d’oggi: solo nel 2017 se ne contano 1 milione 368 mila, e non pare abbiano intenzione di diminuire.

A seconda dell’esperienza personale, i figli possono accogliere positivamente o negativamente il nuovo partner, ma lo scontro tra novità e vecchio è inevitabile, soprattutto se si è costretti a dover cambiare casa, scuola o persino lavoro.

Per quanto questi cambiamenti posso essere immediatamente applicabili fisicamente, questa transizione potrebbe richiedere un po’ più di tempo psicologicamente.

La chiave per iniziare questa nuova avventura è sicuramente “parlare”. I sociologi che si occupano specificatamente di comunicazione, ci rammentano che il fraintendimento è una parte ineliminabile di ogni processo comunicativo.

È quindi fondamentale non evitare i problemi, bensì rendersi conto che sono naturali e considerarli parte integrante dei rapporti.

AFFRONTARE I MODELLI CULTURALI

La rottura di un modello familiare non è certo un evento da prendere sottogamba: le implicazioni emotive e psicologiche non sono poche ed è importante imparare a saperle gestire.  

Non a caso, il 60% dei figli di genitori divorziati necessita un trattamento psicologico, contro il 30% dei figli di matrimoni stabili. 

Intraprendere una nuova relazione vuol dire sicuramente dover affrontare uno scontro tra modelli culturali: uno scontro che se gestito con consapevolezza potrà portare alla costruzione di un nuovo nucleo familiare. 

Se siete interessati a comprendere meglio il significato di “modello culturale” vi invito a leggere “Lo straniero. Un saggio di psicologia sociale” di Alfred Schütz.

Non fatevi ingannare dalle mega parolone: è una lettura fluida e stimolante, che potrà aiutare a comprendere meglio il mondo delle relazioni, personali e non. È una lettura adatta per chi si si trova a dover far fronte a modi di vivere, fare ed essere totalmente estranei alla propria concezione.

LE RELAZIONI SI MOLTIPLICANO (e si complicano)

Nel caso delle famiglie ricostruite, i rapporti familiari raddoppiano. Anche se non si vive più in casa con l’ex coniuge, è molto probabile che ci si mantiene contatto se hanno dei figli in comune. Così come anche questi ultimi, dovranno avere a che fare con il nuovo partner di entrambe i genitori, per non parlare dei quattro nonni in più e gli innumerevoli zii.

Inoltre, la plausibile presenza di vecchi conflitti tra i due genitori, può comportare una mal gestione dei legami personali, che potrebbero riflettersi nella nuova relazione. Non a caso il 65% dei bambini o adolescenti hanno un rapporto conflittuale con il padre.

Prendendo in considerazione i dati e le testimonianze di tante famiglie, anche se ormai il fenomeno della “famiglia allargata” è pane quotidiano, comprendiamo che non è una cosa così semplice da gestire.

Nonostante ciò, se la nuova relazione è effettivamente stabile, alla base ci sono buoni valori e i partner hanno una visione chiara della coppia che vogliono essere per loro e i relativi figli, ci sono tutti i requisiti base per costruire effettivamente qualcosa di solido e duraturo.