Chi non ha mai sentito il desiderio di oltrepassare i limiti? Di infrangere le regole? È una tendenza insita nell’uomo fin dall’antichità.
Infatti, abbiamo sempre provato a superare i propri limiti, in ogni ambito. Ognuno di noi cerca di fare esperienze nuove, di sperimentarsi in situazioni diverse dal solito.
Gli esploratori varcano i confini geografi conosciuti, gli scienziati vanno oltre le frontiere di ciò che è già stato scoperto, gli atleti superano record… Per capire il motivo che ci porta ad andare fuori dagli schemi, andiamo a fare un viaggio nel significato del termine “trasgressione” nel corso dei secoli.
Trasgressione: significato e storia
Il termine trasgressione deriva dal latino trans (oltre) e gredior (andare). In latino il significato di questo termine era legato all’idea di oltrepassare, muoversi al di fuori di un certo luogo, spostarsi. All’origine aveva quindi un senso di movimento e di superamento di un ostacolo.
La parola Transgredior poteva anche prendere il significato di superare qualcuno in qualcosa, non fisicamente, ma riferendosi allo status o all’età. In ogni caso, nel latino classico e almeno fino al periodo imperiale il termine non compariva mai con la tipica accezione negativa che gli si attribuisce oggi.
Inizia ad assumere un significato simile all’odierno solo nel IV secolo, quando in una traduzione latina della Bibbia viene definito come la «violazione di una norma divina». A quell’epoca, però, l’accezione negativa esisteva solo in ambito religioso.
È solo intorno al XII-XIV secolo che il termine inizia ad essere usato più ampiamente e anche fuori dal lessico ecclesiastico, nell’accezione di violazione di una norma. Tuttavia, anche in questo caso non è visto necessariamente con un’accezione negativa.
Il trasgressore è visto come colui che va contro una condizione prestabilita, contro una legge umana e non più esclusivamente divina. Ma è anche colui che conosce le regole per poi romperle, portando a un’innovazione in ambito artistico e culturale.
Perché siamo attratti dalla trasgressione?
Il desiderio di trasgredire è sempre stato presente nell’uomo. Questa pulsione, intesa nel suo significato originario, è vista come uno strumento di conoscenza, di progresso.
Allo stesso tempo, è anche fonte di forti emozioni e di autostima. Sicuramente in essa è spesso insito un rischio, più o meno grande, e non sempre va a buon fine.
Al giorno d’oggi trasgredire è diventato quasi un obbligo sociale, un modo per sentirsi unici e importanti. Oggi si trasgredisce troppo spesso e per futili motivi.
Lo si fa quando ci si annoia, per copiare qualcun altro, o perché “va di moda”. Ma la vera trasgressione andrebbe messa in atto solo ogni tanto, non di continuo.
Altrimenti il termine stesso “trasgressione” perderebbe la sua valenza creativa. Dopo un po’ di consuetudine, la trasgressione diventa normalità.
Oltretutto, il vivere una vita in continuo stato di trasgressione può essere dannoso per la nostra salute mentale e fisica. È necessario, quindi, praticare un po’ di trasgressione in modo sporadico e consapevole. Solo così potrà mantenere la sua efficacia e noi potremo mantenere il controllo su di essa.
Siamo nati da una trasgressione
Secondo la nostra cultura cattolica, la nascita stessa dell’umanità avrebbe preso avvio da una trasgressione. Se Adamo ed Eva non avessero raccolto il frutto proibito, non saremmo qui.
Dalla trasgressione sono nate anche le più importanti invenzioni che caratterizzano la nostra storia. Dal fuoco alla teoria eliocentrica, dalla lampadina alla rete internet.
Lo sviluppo morale, materiale, intellettuale e spirituale dell’uomo è dipeso dalla sua determinazione nel dire “no” a tutte quelle concezioni che limitavano la sua coscienza, la sua mente e la sua azione.
La trasgressione è un atto di volontà
Spesso le autorità civili e religiose hanno vietato certi pensieri e comportamenti perché impauriti dall’imprevedibilità del “nuovo”. Dal cambiamento. Dall’abbandono del rassicurante seppur scomodo “vecchio”.
A poco sono servite le prigioni, le condanne a morte o spirituali, i castighi, gli esili e le pene per i grandi trasgressori della storia. Un sano trasgressore non può essere sottratto all’atto di volontà chiamato Legge del Proprio Essere dallo psicologo svizzero Carl Jung.
Questo consiste proprio in una spinta interna che ci porta a ritrovare e diventare noi stessi, sfidando limiti e conflitti di ogni genere. È la nostra sopravvivenza creativa. La nostra individualità.
La trasgressione sana è proprio quella che ci rende ognuno diverso dall’altro. Resta unica, diversa per ogni individuo. Possiamo farne uso per realizzare la nostra propria autenticità.