L’impotenza appresa è un procedimento della nostra mente che ci porta a credere di non essere più in grado di fuggire da una condizione di malessere e sofferenza.

Ci sentiamo impotenti e incapaci di reagire e così facendo ci abbandoniamo al nostro destino senza più cercare di fare qualcosa per cambiarlo.

Si tratta di un meccanismo subdolo che si instaura nella nostra mente in maniera lenta e silenziosa, portandoci a credere di non avere più il potere di modificare gli eventi della nostra vita.

Come si sviluppa

Vi sono diverse caratteristiche collegate allo sviluppo di questo modo di pensare e di agire, vediamoli insieme:

  • Scarsa autostima – avere una bassa considerazione di sé pone spesso le basi per lo sviluppo di pensieri e atteggiamenti rinunciatari verso il mondo.
  • Locus of control esterno – in psicologia questo termine indica tutte quelle persone che credono che un po’ tutte le cose che gli accadano dipendano soltanto da fattori esterni (fortuna, sfortuna, destino ecc.) e di conseguenza percepiscono di avere poco controllo sulla propria vita.
  • Pessimismo – una mente pessimista ci porta a vedere il futuro come già segnato, perché “tanto accadrà sempre qualcosa di storto”, quindi perché impegnarsi?
  • Sottostima dei propri successi – Qualsiasi cosa di buono si riesce a fare, viene sminuito e visto come “nulla di speciale”, mentre i successi altrui vengono visti in maniera più grandiosa.
  • Sovrastima dei propri fallimenti – Avere un brutto rapporto con i fallimenti, ingigantendoli e portandoci a pensare di essere noi stessi dei falliti.
  • Particolari eventi traumatici – Momenti della vita particolarmente dolorosi durante i quali ci siamo sentiti tristi ed impotenti.

Come abbiamo visto un po’ tutti questi fattori sono in qualche modo collegati tra loro e ci portano ad avere una visione rassegnata e pessimistica sul futuro, portandoci a pensare che non possiamo fare nulla a riguardo, quindi tanto vale mollare.

Martin Seligman e il suo esperimento

Martin Seligman, un noto psicologo americano, considerato il padre fondatore della psicologia positiva, fu uno dei primi a studiare il fenomeno e a svolgere degli esperimenti che potessero dimostrare che l’impotenza è un qualcosa che apprendiamo.

L’esperimento consisteva nel prendere due gruppi di cani e separarli in due differenti box, ad entrambi i gruppi venivano sottoposte delle scosse ma con una sostanziale differenza.

Nel caso del primo gruppo i cani possono far cessare le scosse toccando una leva, nel secondo caso invece non possono fare nulla per evitare le scosse.

I primi imparano quindi ad evitarle usando la leva, i secondi nel giro di poco tempo sembrano arrendersi, smettono di tentare, rassegnandosi a quella scomoda condizione.

Ma la cosa ancora più stupefacente avvenne dopo, quando i ricercatori misero i cani in due nuovi box, dai quali però potevano facilmente scappare.

Il primo gruppo uscì subito dal box non appena sentirono le prime scosse, il secondo invece rimase lì immobile prendendosi le scosse.

Allo stesso modo è stato dimostrato che noi umani smettiamo di lottare e cercare una soluzione quando ci convinciamo di essere impotenti riguardo ad essa e che quindi ogni sforzo risulterebbe inutile.

Vi suggeriamo la lettura di una bella storia sull’argomento trattato: L’elefante legato alla fune

Impotenza appresa e depressione

L’impotenza appresa è spesso strettamente collegata con la depressione, infatti convincerci di essere impotenti difronte gli avvenimenti avversi della nostra vita è il primo passo verso questa condizione.

Per combattere l’insorgere di stati depressivi è fondamentale rendersi conto che siamo padroni della nostra vita e delle nostre condizioni e che non siamo condannati ad una vita di sofferenza dalla quale è impossibile uscire.

Quando iniziamo a vedere tutto nero ricordiamoci che abbiamo una tela ricca di colori con il quale possiamo ridipingere la nostra intera esistenza.

Come liberarsi dall’impotenza appresa

La buona notizia è che quando apprendiamo un modo negativo di agire, di pensare e di vivere il mondo, possiamo disimpararlo e sostituirlo con un qualcosa di più positivo per noi.

Vediamo ora insieme dei consigli pratici per riprogrammare la nostra mente e iniziare a prendere in mano le redini della nostra vita.

  • Sostituiamo parole come “non ce la posso fare” “sono un fallito” “non posso fare nulla a riguardo” con altre come “sono una persona di valore” “dipende da me adesso” “ce la posso fare”. Così facendo rieduchiamo la nostra mente ad avere più fiducia nelle nostre capacità.
  • Impariamo a gestire i nostri pensieri. Noi siamo molto più di pensieri limitanti e negativi, riconosciamo da dove hanno origine e modifichiamoli con altri più utili per il nostro benessere e sviluppo.
  • Iniziamo ad agire e smettiamo di perderci nella procrastinazione. L’unico modo per cambiare le cose è fare, alziamo le chiappe dalla sedia e facciamo quanto in nostro potere per risolvere i problemi, scopriremo che non sono affatto insuperabili!
  • Smettiamo di essere i giudici più severi di noi stessi. Giudicarci non farà altro che farci soffrire inutilmente, impariamo ad apprezzare quello che siamo e lavoriamo per migliorare le parti che ci piacciono meno.

Nella vita le uniche battaglie che perderemo saranno quelle che avremo troppa paura di combattere, non permettiamo a nessuno, neanche a noi stessi di farci sentire inutili e impotenti, buona vita!

Un ottimo libro sull’argomento: Impariamo l’ottimismo