Sarà capitato anche a voi di agire e rendervi conto che la vostra scelta non fosse dettata dalla razionalità. Avete agito d’istinto.

Succede spesso: questo perché l’essere umano, come gli animali, reagisce ad alcune situazioni seguendo degli schemi d’azione innati, ovvero istintivi.

Le conseguenze di un’azione istintiva non sono sempre ben chiare nella mente di chi le compie: l’individuo agisce in modo inatteso, irrazionale, per raggiungere un particolare obiettivo e senza valutare i pro e i contro del suo gesto.

È un evento che capita tutti i giorni senza che ce ne accorgiamo.

Vi faccio qualche esempio, pensate a quando acquistate un prodotto… Immaginatevi al supermercato, senza una lista della spesa mentre vi imbattete in uno scaffale che attira la vostra attenzione: le confezioni sono colorate, piene di scritte che vi promettono i biscotti più buoni che abbiate mai mangiato, sono in offerta ecc.

Non ci penserete un secondo, li comprerete istintivamente per soddisfare un desiderio che altri prodotti non compenserebbero.

Pensate invece all’acquisto di un’auto: immaginate di avere un budget ridotto e delle esigenze ben precise, come un bagagliaio spazioso, un bel design e un motore affidabile.

Il vostro budget vi obbligherà a fare una scelta razionale: non entrerete in un concessionario e prenderete la prima vettura che vi capita, ma avvierete un processo di selezione in base a diversi criteri, per poi scegliere l’auto che si avvicinerà di più alle vostre esigenze.

Questi due esempi di acquisti rispecchiano la dualità dell’essere umano: un po’ razionale, un po’ istintivo, un po’ apollineo un po’ dionisiaco, un po’ intelligente, un po’ animale.

Genetica ed evoluzione

Come già detto, le azioni istintive sembrano innate negli animali: nessuno insegna a un mammifero ad allattare, eppure lo fa. Succede anche nell’uomo, l’unico animale razionale. Ciò perché l’istinto è insito nel patrimonio genetico.

Le azioni istintive non sono né apprese né elaborate dal cervello come premeditazione. Pensiamo all’istinto di sopravvivenza nell’essere umano: ci sono stati casi di persone intrappolate per giorni sotto le macerie di una casa che sono sopravvissute mangiando ciò che trovavano e bevendo la loro stessa urina.

Sono gesti che non compiremmo mai nella vita di tutti i giorni, eppure in situazioni disperate saremmo spinti a farlo. Qui si apre un dibattito: se nell’essere umano gli istinti sono innati come negli animali, perché a volte li combattiamo o non riusciamo a esprimerli?

Pensiamo all’istinto stesso di sopravvivenza: se fossimo completamente animali non razionali, allora non esisterebbe il suicidio, l’autolesionismo o anche i disturbi alimentari.

Nel caso dell’essere umano, gli istinti sono influenzati anche da altri fattori, come la cultura, la religione, i simboli e i ragionamenti comunemente condivisi.

Malattie come l’anoressia scaturiscono spesso da una visione della bellezza basata sulla magrezza: fino a un po’ di anni fa, le modelle dovevano portare taglie inferiori alla 38, essere alte, avere le gambe lunghe e molte ragazze, nel tentativo di raggiungere quell’aspetto, hanno rovinato il loro corpo. Ciò va totalmente contro all’istinto di sopravvivenza.

Quindi Freud aveva ragione?

Il dibattito sugli istinti umani e la loro sopravvivenza nella società odierna è ancora aperto. In molti studiosi, però, concordano in un’ambivalenza del cervello umano: Freud non parlava di razionalità e istinto, di intelligenza e pulsione animale, ma di Es, Io e Super-Io.

L’ Es sarebbe l’istinto primordiale irrazionale che mira a soddisfare i bisogni. Freud dava a questa parte di noi una connotazione oscura, egocentrica e perversa, ma di base è l’istinto animale.

L’Io, invece, è la ratio, quella voce interiore che ci chiede di valutare bene le nostre azioni, di ragionare per il bene di tutti.

Poi, Freud individua anche un Super-Io che controlla le due parti e stabilisce degli equilibri. È l’educazione, ovvero quegli schemi mentali che apprendiamo nel corso della vita e che influenzano il nostro modo di pensare e tengono a bada il nostro lato animalesco.

Una teoria simile, ma più incentrata su basi evoluzionistiche, è quella dei tre cervelli di Paul MacLean. Egli individua tre stati dell’essere umano: uno primitivo, che esprime tutti gli istinti dell’uomo, dalla difesa alla riproduzione, dal benessere individuale alla fuga; uno sentimentale che spingerebbe l’uomo, ma anche gli animali, a prendersi cura di se stesso e del prossimo; infine, MacLean individua uno stato mentale, ovvero quello che ci spinge a ragionare, a risolvere le controversie in modo intelligente e trovare le cause e gli effetti delle azioni.

Alcuni studiosi terapeuti concordano nell’affermare una corretta terapia si basi sull’equilibrio di queste parti dell’essere umano, in modo che le une non prevalgano sulle altre.